Benvenuti sul nostro nuovo blog! Il blog è nuovo, ma il gruppo "Ci siamo anche noi" è nato nel 2018, quando mi sono resa conto che la mia non era una famiglia di marziani catapultata sulla terra: esistevano altre famiglie come noi, che con coraggio e determinazione combattevano ogni giorno contro la devastazione portata nelle nostre vite dal Disturbo Borderline di Personalità, soprattutto nella sua forma a basso funzionamento.
Io mi chiamo Maria, e sono la referente per questo gruppo; se volete conoscere meglio me e il gruppo, cercate nelle pagine di questo sito ❤️
Il gruppo accoglie chiunque sia interessato al tema (per un certo periodo abbiamo avuto anche una studentessa di psicologia), ma è composto soprattutto da madri, padri, fratelli e compagni, che vivono in prima persona questa esperienza ogni giorno. Ecco la testimonianza di alcuni di noi.
"Un giorno mi ha chiamato Maria, in un momento di disperazione, frustrazione, malessere e solitudine. Quando entra nella tua vita il “disturbo borderline” e quando questo disturbo si impadronisce di tuo figlio è come se un uragano entrasse direttamente nella tua vita. E per me inizialmente c'è stato il desiderio di isolarmi dal mondo, è difficile trovare comprensione; aleggia sempre il dubbio, nelle persone, che non sei stata in grado di educare tuo figlio e qui nasce il terribile senso di colpa. In quella telefonata di Maria mi sono ritrovata, e soprattutto compresa. Entrare in rete mi ha spalancato un mondo terribile di immensa sofferenza ma anche un mondo di meravigliose persone che sopravvivono nel loro quotidiano cercando di fare del loro meglio, combattendo giornalmente con una società che certamente non li aiuta. Noi ci siamo e siamo in tanti e tanti sono i nostri cari che hanno la necessità di essere aiutati in un percorso di guarigione che oggi, per moltissimi di loro è difficilmente raggiungibile."
Paola
"Mio figlio ha 21 anni e una diagnosi di BPD. Già da piccolo era un bambino oppositivo e umorale. Con l’arrivo della scuola media e la separazione da mia moglie, sono cominciati episodi sempre più gravi di crisi di rabbia, piccoli incendi, ribellioni, fatica ad andare a scuola.... Aggravandosi la situazione, ci hanno proposto una soluzione in una comunità educativa aperta, prima 40 mesi e poi 8 mesi in quella terapeutica da dove è stato ‘licenziato’ il giorno in cui ha compiuto i 18 anni.
È difficile convivere con una persona affetta da questo disturbo ma so che non è colpa sua, so che la sua pelle è sottile come carta velina. È un ragazzo fragile.
Non studia, non lavora, esce pochissimo di casa, ha pochi amici, non ha una ragazza, si ostina a curarsi con le canne e non vuole farsi aiutare, per ora. Quest’ultima cosa non riesco ad accettarla e a volte sento che si sta creando una frattura tra noi due. Troverò di sicuro la forza di continuare a stargli vicino anche se a volte viene meno. Mi aiuta lo scambio di esperienze e di informazioni che avviene nel Gruppo "Ci siamo anche noi"!"
R.
"Sono entrata nel gruppo nel 2019 quando credo fossimo circa una decina di persone.
Alla faccia della privacy il contatto è stato creato da un Vice questore conosciuto in Questura.
Ovvio che il coinvolto era mio figlio.
Da allora siamo diventati più di 60 persone, madri, padri, fratelli.
Tutti con l’unico obiettivo del diritto alla cura.
Siamo diventati curiosi, leggiamo, andiamo ai convegni, ci passiamo informazioni, ci diamo forza.
Insomma ce la mettiamo tutta.
Grazie di esserci, ragazzi"
Anna
"Sono il fratello di M., a cui è stato diagnosticato un disturbo borderline di personalità e sono nel gruppo dall'agosto 2022.
Ho aderito senza alcuna esitazione a questo gruppo, composto da familiari di pazienti che condividevano la stessa diagnosi di mia sorella e che, come me, non volevano rassegnarsi all'idea che, per i loro cari, non vi fossero migliori percorsi di cura di quelli di cui avevamo fatto purtroppo esperienza, che lasciavano in ognuno di noi un grande senso di insoddisfazione oltreché di smarrimento, ma che al contrario volevano dare il loro contributo affinché un giorno tutto ciò potesse cambiare in meglio.
Il mio auspicio è ora quello di veder il nostro gruppo crescere e diventare un riferimento per tutte le famiglie che ogni giorno si confrontano con i disturbi di personalità nonché quello di arrivare, tutti insieme, ad ottenere una maggior considerazione dalle istituzioni e venir considerati dai centri di salute mentale che hanno in carico i nostri cari come parte della soluzione piuttosto che come parte del problema (molti di noi hanno purtroppo fatto questa amara esperienza) riuscendo infine ad ottenere per I nostri familiari delle cure e una recovery, che li prendano in carico nella totalità del loro disturbo anziché in parte o per nulla come purtroppo per molti di noi ancora oggi avviene."
Giovanni
"Siamo i genitori di Marco, figlio unico ventitreenne che da molti anni presenta disturbi della personalità ed è assuntore di sostanze. All'inizio del 2019 abbiamo visto un servizio che parlava delle problematiche di ns. figlio nella trasmissione ITALIA SI'. Da lì, dopo il contatto con Maria, siamo stati inclusi nel gruppo "Ci siamo anche noi". Grazie al gruppo, nel quale si attua un continuo e proficuo confronto oltre ad avere suggerimenti ed informazioni utilissime, abbiamo meglio compreso i disturbi mentali (e le conseguenti azioni) di Marco e riteniamo che ciò abbia giovato anche al rapporto con lui."
Milena e Natale
"Come sa bene chiunque ci sia passato, ritrovarsi in casa con una persona che soffre del disturbo borderline, all’inizio è fonte di grande smarrimento, disperazione, paura, abbandono. Non si capisce cosa succede e non si sa letteralmente cosa fare. Si cerca aiuto e supporto da tutte le parti, e io non ricordo neppure come siamo arrivati al gruppo che ha creato Maria, ma ci siamo arrivati ed è stato un gran bene perché è stato lì che abbiamo cominciato a trovare delle analogie con la nostra situazione. In questo gruppo abbiamo trovato persone che vivevano gli stessi drammi, la stessa disperazione, lo stesso senso di solitudine e di abbandono, e questo ci ha dato forza, ci ha dato coraggio, ci ha dato speranza. Il fatto poi che ci fossero persone che erano più avanti di noi nel percorso, i cui parenti (figli, fratelli o genitori) avevano già intrapreso un recupero, il fatto che ci fossero persone che invece stavano molto più indietro rispetto a noi, ecco, tutto questo ci ha permesso di ridimensionare un po’ la situazione, ci ha permesso di far scemare quel senso di panico, di smarrimento, di disperazione assoluta che abbiamo sperimentato per tanto tempo. Grazie anche al gruppo di Maria - da poco avevamo anche iniziato un percorso con la Family Connections, che a livelli più strutturati, pure ci ha enormemente aiutato, dandoci strumenti insostituibili e altrimenti non disponibili - ci siamo finalmente potuti inquadrare in una prospettiva abbastanza realistica, e così capire cosa stava succedendo, capire che non sarebbe necessariamente stato per sempre, e non sempre comunque con la stessa intensità, e questo ci ha dato molta forza, molto coraggio. E poi contribuendo, scambiando, dialogando con gli altri membri del gruppo, anche noi abbiamo potuto progredire, e abbiamo potuto intraprendere un percorso di recupero e di miglioramento, e aiutare altri a fare chiarezza, e abbiano potuto contribuire a dare speranza.
Tutto quello che ho descritto, sono in realtà “effetti collaterali” che ha prodotto su di noi il gruppo di Maria. Perché in realtà, lo scopo dichiarato del gruppo, è quello di portare la terapia proprio là dove maggiormente serve: presso coloro che, pur se disregolati ai massimi livelli, di terapia - ed è questa purtroppo una ben nota conseguenza del disturbo - non vogliono assolutamente sentir parlare. Pur se sarebbero quelli che ne avrebbero maggiormente bisogno. Noi crediamo che questo sia uno scopo altamente meritevole, tantissime persone avrebbero bisogno di aiuto e non lo possono avere perché, al momento, da maggiorenni, sono “liberi” di stare male, sono “liberi” perfino di attentare alla propria e alla altrui incolumità, salvo pagarne poi le conseguenze, ma sono anche “liberi” di rifiutare ogni cura, ogni terapia, che non sia un TSO, ma ovviamente non è certamente questo il nostro scopo, è tutt’altro. E’ un’azione di lungo corso, che richiede costanza, applicazione, tenacia. E molto molto tempo. Ma vale senz’altro la pena di combattere questa battaglia.
Non saremo mai abbastanza grati a questo gruppo, e soprattutto a Maria che lo ha creato. Grazie Maria. E grazie anche alla Family Connections, che rimane e rimarrà per noi un aiuto, un supporto, e un riferimento costante."
Andrea